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Avellino si estende, a 348 metri di altitudine, al centro di una verdeggiante conca dominata dall'imponente massa del Partenio, situata nella valle del fiume Sabato da esso lambita nella parte sud-orientale, proveniente dai Picentini.
Dal primo dopoguerra ad oggi ha quasi raddoppiato il numero dei suoi abitanti che ha superato i 50 mila.
Essa affonda le sue origini nell'antica Abellinum (che sorgeva nei pressi della confinante Atripalda) conquistata da Roma durante le guerre sannitiche ed elevata nell'82 a.C. a capoluogo della colonia Veneria Abellinatium.
La città attuale è stata fondata dai Longobardi ed ha iniziato il suo sviluppo moderno nel Seicento, avanzando da un lato verso est, quasi a congiungersi con Atripalda e, dall'altro, verso ovest, sulla direttrice viaria per Napoli.
Conobbe oltre quello dei Longobardi, il dominio dei Bizantini, dei Normanni, degli Svevi degli Angioini, degli Aragonesi, dei Viceré di Spagna, degli Austriaci, dei Borboni.
Capoluogo di provincia nel 1806, partecipò in modo determinante ai moti insurrezionali del 1820.
II Duomo, al centro della "terra" che è il nucleo urbano più antico, più volte distrutto dai terremoti e più volte ricostruito, presenta nella sua cripta romanica il gioiello più prezioso dell'architettura avellinese.
Del castello medioevale restano solo pochi ed informi ruderi, ma tutto intorno dalla "casina del Principe" alle Gradelle dei Miracoli, all'antichissima via Seminario, alla piazza del vecchio Ospedale - cara alla memoria di Victor Hugo - c'è tutto il colore e il tono della città più antica e resistente alle devastazioni del tempo o alle trasformazioni imposte dall'uomo.
Sono del Fanzago il monumento a Carlo II d'Asburgo, il restauro della facciata della Dogana d'origine medioevale e la slanciata torre dell'orologio.
Provincia interna - tra quelle di Benevento a nord, di Foggia e Potenza ad est di Salerno a sud e di Napoli ad ovest - l'Irpinia, è a contatto col mare attraverso l'autostrada Bari-Napoli e la superstrada per Salerno.
Terra montuosa e collinare per morfologia e tale tramandata da una pubblicistica secolare, che l'ha quasi sempre raffigurata in immagini di arcadica e selvatica solitudine, la provincia di Avellino ha nell'ultimo decennio rotto il cerchio dell'isolamento, presentandosi come centro attivo di collegamenti veloci e vitali per tutto il Mezzogiorno.
Riserva di verde e di acque, soprattutto nella parte centro-occidentale, essa costituisce il più naturale centro d'attrazione turistica per le grandi e accaldate città costiere.
Oggi attraverso la superstrada Salerno-Avellino e la meravigliosa panoramica Serino-Montella, in mezz'ora e possibile giungere dalla pianura di Salerno ai 1200 metri dell'altopiano verdissimo di Verteglia e dintorni, alle falde del Terminio.
In poco più di mezz'ora i napoletani possono raggiungere l'oasi di pace e d'ombra di Acqua Fidia, a Mercogliano, o la solitudine riposante di Montevergine.
Ma il verde è anche altrove: sull'arco Forino-Monteforte-Ospedaletto-Summonte tra Serino e Solofra, sulla schiena selvosa Volturara Bagnoli-Calabritto, su cui s'erge maestoso il Cervialto, tra il Laceno da un lato e il Piano Migliato dall'altro.
Nei mesi invernali, i centri attrezzati del Laceno e del Terminio sono punti obbligati di richiamo degli sciatori e degli amanti della montagna in cerca di nuove piste e di meno affollale stazioni di diporto.
Terra antica nella quale ha lasciato tracce della sua presenza I'uomo dell'età neolitica la provincia di Avellino attira i visitatori - oltre che con i suoi pittoreschi centri di villeggiatura e il richiamo dei suoi castagneti, dei suoi "nocelleti" e dei suoi vini famosi - anche con la voce del passato, che parla di storia e di arte, da Rocca S. Felice a Calitri, da Eclano ad Avella da Loreto di Montevergine a Lauro, dal centro storico di Avellino alle mura "ruinate e gloriose" dell'Abbazia del Goleto di Sant'Angelo dei Lombardi.
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